Oggi è iniziata con l’inghippo iniziale: le trascrizioni peritali delle intercettazioni ambientali, manco complete (cioè mancavano alcune di quelle richieste dai PM perché hanno sbagliato a far le fotocopie delle richieste) erano state depositate settimana scorsa, in particolare quella che per l’accusa è considerata più “incriminante” per Paska. Invece che “gli ho messo un bombone in bocca a casapound” però, il perito ha sentito e trascritto “è venuto a mettere un bombone ecc.” L’accusa si dev’essere risentita, perchè ha insistito affinché il perito riascoltasse l’audio e si avvalesse dell’aiuto di uno studio di registrazione per “pulire” il suono. Dopo queste pressioni, il perito ha infine ritrascritto quest’intercettazione con l’interpretazione dell’accusa, solo che poi l’ha depositata solo ieri alle 17:00, e quindi non era stato possibile per la difesa ritirarne copia prima di stamattina.
La difesa ha dunque chiesto il rinvio per l’impossibilità di condurre il controesame sul perito. Il giudice lì per lì ha detto qualcosa tipo “non c’è tempo”, senza rispondere formalmente alla richiesta e ha fatto iniziare l’udienza.
Ha deposto Monti, il perito in questione; su richiesta del giudice si è ascoltato il famoso audio. Non si sentiva granché, voci sovrapposte indistinguibili, sia nell’audio originale, quasi peggio in quello “pulito”. E’ stato ascoltato diverse volte. Al che Monti ha descritto i passaggi detti prima, e quando ha detto la sua conclusione, cioò che riteneva di doversi correggere perché effettivamente aveva detto “ho messo un bombone”, dal pubblico si è levato un sarcastico applauso e delle voci meno sarcastiche, al che il giudice ha fatto sgomberare l’aula dai compagni presenti tra il pubblico, che sono stati poi fermati dalla digos nella zona fumatori, mentre la celere è stata fatta entrare in tribunale ed aspettava poco lontano.
In assenza del suo avvocato, Paska ha deciso di autodifendersi, e in questa circostanza ha preso la parola per dichiarare che riconosce la voce intercettata come sua, ma che le parole che gli vengono attribuite non sono mai state pronunciate.
Sono stati poi nominati dei nuovi periti per le intercettazioni, che però hanno espresso delle perplessità sul riuscire a finire il lavoro in periodo di festività sotto pasqua.
L’udienza è proseguita parlando della macchina della madre di Paska, che la digos, nella sua testimonianza, sostiene di aver notato parcheggiata sotto il Panico il 2 e 3 gennaio, mentre il suo telefono risultava altrove. La difesa ha chiesto che si rinviasse l’argomento a una data in cui fossero presenti i legali di Paska, il giudice ha negato e ha fatto proseguire. Anche qui quindi Paska si è dovuto difendere da solo, e ha dichiarato che lui dal 31 in poi era a festeggiare altrove, assieme al suo telefono, e che la macchina l’aveva con sé e quindi la digos si dev’essere sbagliata.
Ha testimoniato pure un altro digos su un controllo di Ghespe effettuato in strada il 30/12, questo al fine di controbattere l’elemento difensivo della cartella clinica di Ghespe e la radiografia del suo piede fratturato a fine dicembre ’17. Il digos ha ovviamente detto che durante il fermo ghespe stava in piedi, senza gesso e non ha notato alcuna anomalia nella sua andatura.

Comunque, a parte ciò, la notizia più greve è che, viste le difficoltà dei periti delle intercettazioni (e le continue ingerenze dei PM nel loro lavoro, a quanto pare), la programmazione delle udienze è saltata, altro che “si finisce tassativamente il 9 maggio”. Slitta tutto a LUGLIO, e questo è il nuovo calendario:

25/6 – termine per il deposito delle intercettazioni ambientali
15/7 – udienza sulle intercettazioni
16/7 – requisitoria PM + parti civili
17 e 18/7 – arringhe difensive
22/7 – lettura dispositivo (sentenza).

Visto il calendario, Paska ha chiesto che il collegio facesse sapere al DAP che chiede un trasferimento per avvicinamento processuale, visto quanto saranno fitte le udienze. Anche oggi sembrava bello in forma!
Il pubblico, dopo le foto fatte ai documenti, è stato fatto rientrare, quindi Paska ha ricevuto calorosi saluti mentre veniva portato via a fine udienza.