Per spezzare un po’ la pesantezza dei volantini post-repressione, ecco delle barzellette emerse dalla lettura del primo faldone dell’Operazione Panico.

L’angolo delle barzellette
10 cose che gli anarchici non possono fare o dire
1. Gli anarchici non vanno a lavorare in gruppo in Francia, magari per
strappare condizioni sindacali migliori o per trasformare la misera e noiosa
esperienza lavorativa in un’occasione per stare assieme e divertirsi, bensì
prendono contatti con le lotte insurrezionaliste oltralpe.
2. Non vanno in vacanza in montagna d’estate, bensì stringono legami con la
lotta notav.
3. Non possono usare espressioni quali “settimana di fuoco” in un periodo in
cui hanno la vita piena di impegni, perché è chiaro che si stanno riferendo ad
attacchi incendiari ad installazioni del tav.
4. Se risiedono in Piemonte non possono parlare di cantieri edilizi, altrimenti è
chiaro che stanno sottintendendo ad attacchi ai cantieri del tav.
5. Non parlano di cibo biologico (magari perché stanno lavorando in
un’azienda agricola che produce prodotti biologici), bensì utilizzano un criptico
linguaggio in codice.
6. Non camminano svagati con la testa per aria, ma controllano la presenza di
telecamere, cosicché se nel periodo successivo una macchina viene trovata con
una ruota forata, si ritrovano giustamente denunciati per danneggiamento.
7. Non abitano in case, bensì in covi.
8. Non hanno rapporti sentimentali e amicali come gli esseri umani “sani”,
bensì si coagulano in sodalizi, cellule criminali e gruppi di affinità.
9. A discapito di quanto predichino l’individualità, funzionano come un unico
organismo collettivo: se in 3 fanno delle scritte su un muro durante un corteo, è
giusto denunciarne 30, sulla base della famosa “compartecipazione psichica”
teorizzata durante il G8 di Genova.
10. Non possono avere soldi in comune come qualsiasi altro collettivo: il fatto
diventa automaticamente una cassa per scopi terroristici.
Vi abbiamo ingannato, cari lettori, queste non sono barzellette, ma un estratto
delle sagaci conclusioni degli inquirenti riguardo alla pericolosissima attività del
“sottobosco” anarchico di Firenze e dintorni. 1000 e rotte pagine contenenti
esclusivamente foto di cortei e presidi, e una mole di intercettazioni telefoniche
di cui la maggior parte verte sulle nostre banali vite e poco più, qualche
volantino da scrivere e qualche concerto da organizzare. Il tutto condito di
qualche fermo-immagine in cui si vede una figura sfocata e scura nello scuro
della notte che poggia un petardo in terra, dei fermi di polizia mai esistiti con
petardi tra le mani. Sarebbe veramente divertente, se non fosse per il triste fatto
che sulla base di queste dozzinali insinuazioni vengono prodotti carcere
preventivo e processi (e conseguenti condanne) per reati pesanti.

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