MA QUALE LIBERAZIONE?!?

IL FASCISMO OGGI SI CHIAMA DEMOCRAZIA

Se è una barzelletta non fa ridere. Le autorità comunali partigiane della Sicurezza, ovvero della persecuzione sistematica dei più poveri e sfortunati, celebrano oggi il 73° anniversario della Liberazione di Firenze dai nazi-fascisti. Li attorniano i soldati dell’Esercito, nuova truppa d’occupazione e rastrellamento degli indesiderabili; i funzionari della Polizia Municipale specializzati nella caccia a famiglie straniere che fanno picnic nei giardini e a pericolosissimi venditori di borse; i cani ringhiosi della Questura e dei Carabinieri che da una parte arrestano i dissidenti di oggi, dall’altra sgomberano spazi occupati a suon di lacrimogeni, botte, devastazioni e roghi di libri (come è successo due anni fa alla Spina nel Fianco di via Bellosguardo, l’anno scorso in via Toselli, pochi giorni fa alla Riottosa). I regimi mutano, l’oppressione dello Stato e dei padroni resta, ghignante sotto gli abiti nuovi della democrazia. 

Settant’anni fa le truppe tedesche, in combutta con i fascisti, occupavano l’Italia settentrionale cercando di salvare un regime che aveva trascinato il paese in una guerra sanguinaria: da una parte con la retorica della Patria, dall’altra con la persuasione del codice Rocco, del confino, del manganello, delle spie dell’OVRA, dei Tribunali Speciali e della galera.

Oggi sono i capitalisti ad occupare le nostre città, in combutta con gli autentici protagonisti della politica del nostro tempo: gli sbirri. Tramvie, TAV, tavolini, centri-congresso, grandi opere e cantieri occupano lo spazio urbano fino a renderlo invivibile, sottraendo la città a chi la abita; poliziotti e militari fanno il resto, allontanando e rinchiudendo chi rovina l’immagine di questa cartolina dove possono trovare spazio i consumatori, non certo gli esseri umani.

E se qualcuno non è d’accordo? Per questi rimane la persuasione del codice Rocco, del confino, del manganello, delle (micro) spie nelle case e nelle auto, dei Tribunali, della galera.

Se settant’anni di democrazia hanno permesso (malamente e a proprio rischio e pericolo) di tornare a riunirsi e a fare propaganda, la situazione sociale si è semplicemente aggravata: il codice Rocco si è arricchito di articoli per perseguitare gli oppositori (con il “vecchio” articolo 270, che punisce le “associazioni sovversive”, ampliato di cinque diverse fattispecie), lo sfruttamento del lavoro e la persecuzione degli indesiderabili si intensificano, mentre le imprese coloniali si moltiplicano, portando morte e distruzione in mezzo mondo (solo lo Stato italiano ha le sue truppe in più di 20 paesi).

Come stupirsi, in un contesto del genere, della crescita e della propagazione di gruppi fascisti? Non avendo più niente da offrire (né diritti, né sussidi, né garanzie, ma solo predazione e sfruttamento), lo Stato non vuole essere giudicato secondo i propri meriti, ma solo in base ai propri nemici. La paura dello Straniero – dipinto assieme come fannullone e ladro di lavoro, come merce in sovrappiù da respingere e come pericoloso terrorista da combattere – è il miglior lasciapassare per i nipotini del duce, che proliferano da sempre sulla peste dell’odio tra poveri.

Accusati di un’azione contro i farabutti in camicia nera, due nostri compagni, Pasca e Vespertino, sono ancora in carcere. Li rivogliamo al nostro fianco e lotteremo per questo!

La Lotta di liberazione, cari signori, non vi appartiene. Ve la strapperemo dalla bocca per continuarla, con le idee, con le parole, con l’azione.

Il cuore in una mano, il pugnale nell’altra.

LIBERTA’ PER PASCA E VESPERTINO!

LIBERTA’ PER TUTTI!

Alcuni nemici del nuovo regime