Il 9 gennaio, dopo circa 2 anni dall’apertura, è stata notificata la chiusura delle indagini dell’Operazione Panico e così abbiamo avuto accesso a quasi tutte le carte dell’inchiesta. Dopo aver fatto visionare ad un perito di genetica la relazione della Scientifica in merito ai reperti, al prelievo dei campioni di dna ed alle relative analisi, abbiamo dunque valutato la possibilità di presentare un’istanza di scarcerazione per Ghespe al Gip.

Quest’ultimo, infatti, sin dal momento della convalida degli arresti di agosto, aveva messo in discussione l’impianto accusatorio di quella che, ai nostri occhi, appariva niente meno che una rappresaglia portata avanti dalla questura e dagli immancabili Ros. Pertanto, come scelta meramente tecnica, abbiamo deciso di richiedere degli interrogatori per rallentare l’iter processuale ed il passaggio delle carte dal Gip al Gup. Questa mossa, piuttosto insolita, è stata interpretata dalle pagine dei giornali come una forma di paura da parte nostra di fronte alla gravità delle accuse e la possibilità che qualcuno parlasse stimolava l’appetito di Pm e Digos. I giornalisti, in tutta la loro miseria ed abituati all’arte diffamatoria, in seguito hanno riportato che ciò sarebbe pure avvenuto. Per la loro tristezza, invece, ci siamo tutti avvalsi della facoltà di non rispondere, rilasciando singolarmente delle dichiarazioni spontanee, come già avvenuto a febbraio (2017) in occasione degli interrogatori di garanzia, riguardo all’accusa collettiva di associazione a delinquere ed alla squallida suddivisione gerarchica e di ruoli tra le compagne e i compagni a Firenze. Purtroppo però, lo stesso giorno, siamo venuti a conoscenza della mossa da parte della procura di stralciare Ghespe dall’associazione a delinquere e di procedere separatamente per lui riguardo ai fatti di Capodanno, accelerando così i tempi in modo da aver già assegnato un Gup al suo caso. L’intento, piuttosto chiaro, sembra quello di voler giungere ad una condanna senza perder tempo rispetto ad altre questioni.
Nel frattempo il 21 febbraio Michele, Ale e Fra sono stati condannati ad un anno per la resistenza ad un violento controllo di polizia, fatti per cui altri compagni sono indagati all’interno dell’Operazione Panico. Da notare la novità che per due di loro il giudice avrebbe concesso la condizionale vincolandola al risarcimento del danneggiamento di una macchina dei carabinieri. Verrà comunque fatto ricorso in appello. Il 26 marzo invece si terrà la cassazione per Paska sempre riguardo agli arresti di agosto ed alle accuse di tentato omicidio e fabbricazione di esplosivi, lo stesso si ripeterà il 5 aprile per Giova con l’aggiunta della richiesta di carcerazione anche per l’associazione a delinquere, mentre per Nicola sono stati richiesti obbligo di dimora e firme soltanto per l’associazione. A seguito dell’esito positivo del riesame per i 3 compagni accusati del lancio di molotov contro la caserma dei carabinieri nessuno risulta rinviato a giudizio con queste accuse. A breve dovrebbero essere fissate le date delle udienze preliminari.

Solidarietà a Ghespe e a tutti i compagni colpiti dalla repressione